3 curiosità relative ai simboli riportati sulle etichette
Nell’articolo Etichettatura dei prodotti cosmetici – I simboli è stata offerta una panoramica dei marchi riportati sulle confezioni dei prodotti alimentari o cosmetici. Il riconoscimento di queste icone è un fattore importante durante l’acquisto o a seguito dell’utilizzo di un prodotto: queste piccole figure raccontano infatti la storia di un cosmetico o di un alimento, danno indicazioni sullo smaltimento della confezione, rivelano l’origine delle materie prime. Durante la stesura dell’articolo sono venute alla luce alcune interessanti curiosità. Ne abbiamo selezionate tre da condividere con voi. Buona lettura!
Il marchio CE: Conformità Europea o China Export?
Più che una curiosità è l’esempio più comune di contraffazione di in marchio. Il marchio CE di Conformità Europea che appare stampato su alcune confezioni o direttamente sugli articoli serve a dichiarare che un bene è conforme ai requisiti di sicurezza stabiliti dalla Comunità europea. Il rispetto di tali norme è quindi necessario alla commercializzazione del prodotto in Europa. Il marchio CE non è obbligatorio per tutti i prodotti ma solo per alcune categorie di merci. Tra queste troviamo dispositivi medici, dispositivi elettrici e a gas, in breve tante categorie di prodotti che espongono il consumatore a rischi per la salute anche molto gravi.
Per esimersi dai controlli utili alla commercializzazione delle merci in Europa o eliminare la rintracciabilità di alcuni beni di consumo, molti produttori al di fuori della CEE utilizzano un marchio graficamente molto simile. È quello che vediamo nella parte destra dell’immagine, contraddistinto dalle due lettere ravvicinate, comunemente chiamato China Export. La differenza tra il primo e il secondo marchio è quasi impercettibile, tanto da trarre in inganno gran parte dei consumatori. Sebbene le aziende estere esportatrici di questi prodotti vadano incontro a seri problemi tra i quali ingenti multe o sequestro delle merci, riescono spesso nel loro intento di commercializzare merci contraffatte, minando la sicurezza dei consumatori mediante l’apposizione di questo marchio illegale. Come riconoscere dunque il marchio giusto? Basta guardarlo con un po’ più di attenzione: a colpo d’occhio, infatti, il marchio CE di Conformità europea forma virtualmente il numero 8, come rappresentato nella seconda immagine.
L’evoluzione del codice a barre
Come nasce l’idea del codice a barre?
Le sue origini risalgono al 1948, anno in cui due studenti, Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, per far fronte alle necessità di un’azienda alimentare di velocizzare le operazioni di cassa, creano il primo codice a barre. Questo era di forma circolare, formato da tanti cerchi concentrici. La magnifica idea si rivelò però di difficile lettura a causa degli strumenti dell’epoca e proprio per questa ragione questi codici circolari vennero nel tempo modificati diventando i codici a barre lineari che conosciamo anche oggi. Era il 1973, e ancora una volta l’intuizione portava il nome di Norman Joseph Woodland. L’anno seguente venne venduto il primo pacchetto di gomme da masticare utilizzando un lettore di codici a barre.
Ad oggi i codici a barre si dividono in lineari e bidimensionali e per ognuna delle due categorie esistono numerose tipologie. Il più utilizzato in Italia è il codice EAN (European Article Number), di tipo lineare, formato da barre e numeri e usato prettamente nella grande distribuzione. Tra i codici bidimensionali troviamo invece il QR Code che, sviluppato nel 1994, rappresenta l’evoluzione di quello classico. Il Codice QR o QR Code (Quick Response Code) riesce a contenere un maggior numero di dati, rapidamente decodificabili, del prodotto in commercio.
Nel settore cosmetico, la lettura del codice a barre offre un’occasione in più per conoscere tante caratteristiche del prodotto. Per maggiori informazioni, leggi l’articolo Le migliori app per leggere l’INCI dei prodotti cosmetici.
Il Möbius loop e le tre frecce del riciclaggio
Il Möbius loop, o nastro di Möbius, trae il nome dal matematico tedesco August Ferdinand Möbius che prese in considerazione, forse per la prima volta nella storia, la realizzazione di una figura non orientabile. Questa figura si ottiene unendo due lati di una striscia dopo averne ruotato uno di 180°. Qual è il significato di tutto questo? Senza addentrarci nei meandri della matematica o meglio della topologia, sappiamo bene che tutte le superfici che osserviamo hanno sempre due facce, un lato interno ed uno esterno, superiore e inferiore, in breve un dritto e un rovescio. Immaginiamoci di camminare lungo una striscia di carta infinita: percorreremo sempre un solo lato e solo bucando la superficie o attraversando il bordo riusciremmo a raggiungere il lato opposto. Con il nastro di Möbius questo non succede in quanto in questa figura esistono un solo lato ed un solo bordo. In breve, camminando all’infinito potremmo passare da una superficie all’altra senza neanche accorgercene.
Per questa ragione, il Möbius loop rende l’idea di ciclicità, di una sorta di percorso senza fine. Questa idea di infinita perfezione ispirò nel 1970 Gary Anderson che rappresentò il simbolo del riciclaggio mediante tre frecce che formano il nastro di Möbius. Esse rappresentano tre fasi, ovvero il corretto smaltimento del materiale mediante la raccolta differenziata, il riutilizzo come nuova materia prima, l’utilizzo del nuovo bene: tre frecce per un percorso infinito e perfetto!
Per saperne di più sui simboli riportati sulle etichette di alimenti e cosmetici, leggi Etichettatura dei prodotti cosmetici – I simboli.